IL MONTE EOLO DI CESI
La montagna magica di S. Erasmo
La montagna di Cesi”. In realtà si chiama monte Eolo, perché soffia, come il Dio dei venti. Le sue viscere sono una groviera: è attraversato da grotte e cunicoli e dalle aperture, una è proprio nei pressi delle mura di Sant’Erasmo, fuoriescono getti d’aria, calda d’inverno, fresca d’estate. Un fenomeno che stimolava l’attenzione dei viaggiatori del Grand Tour. In giro per l’Italia nel ‘700 e nell”800 facevano una deviazione a Cesi attratti dalla curiosità naturale. Gallerie e caverne, d’altra parte, risvegliano facilmente la fantasia. Specie se ci sono leggende bimillenarie legate alle loro profondità. Tito Livio, nelle sue “Storie”, racconta di mille soldati Umbri che si opponevano alla conquista romana: trovarono la morte nelle grotte di Cesi. I Romani ve li spinsero, poi chiusero le aperture ed appiccarono il fuoco.
Prosegue il nostro viaggio a Cesi. Stiamo per salire in vetta al monte Eolo.
Continuando il cammino, attraverso due diversi sentieri si giunge a Monte Torre Maggiore (1120 m), il più alto della montagna ternana. Da quassù, lo sguardo cattura uno spazio vastissimo. Anche qui l’impatto con “la storia” è emozionante: di quella che fu un’area di culto di riferimento per le popolazioni che si insediarono lungo le pendici dei MONTI MARTANI, rimangono i resti di due templi. Quello più antico è del VI sec a.C. , l’altro del II- I sec a. C. Sembra di commettere un sacrilegio nel varcare la soglia in travertino, perfettamente conservata, dell’accesso all’area sacra. Gli scavi hanno riportato alla luce molti bronzetti votivi di figure stilizzate.
Il massiccio calcareo di Monte Torre Maggiore (Cesi, Terni), qui denominato “Montagna di Cesi”, proprio per le peculiarità che lo
caratterizzano, sia dal punto di vista storico, geologico e paesaggistico, ha sempre suscitato l’interesse degli esploratori.
L’ingresso è all’interno di Palazzo Stocchi-Spada.
L’ingresso della grotta era già conosciuto dai romani.
Monsignor Felice Contelori un membro di un’importante famiglia di Cesi, vissuto nella prima metà del 1600, studioso e letterato. Tra le
sue molte opere ce ne è una dedicata al proprio paese natale, Cesi. In questo libretto, pubblicato postumo nel 1675, tratta della storia e delle
caratteristiche di Cesi e vi sono menzionate anche le grotte, che soffiano aria fredda in estate e aspirano aria in inverno “…nelle quali l’Inverno spira
un vento, che attrae dentro le grotte un panno, che alla bocca si metta- Nell’Estate il vento raffredda, e quanto è più caldo di fuora, tanto è più freddo il vento che spira.