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Il bambino creativo nelle periferie dei saperi

Il bambino creativo nelle periferie dei saperi

Sul disegno infantile, da alcuni decenni, si è evidenziata l’attenzione degli studiosi di diverse dottrine (pedagoghi, filosofi, psicologi, pediatri, antropologi) e si è acceso il desiderio degli educatori, dei docenti, dei genitori. Potrei dire che per l’adulto esso rappresenta una straordinaria occasione per entrare – in punta di piedi – nell sorprendente universo infantile.

A tutti, il disegno dei bambini appare come una finestra aperta attraverso la quale guardare e comprendere sensazioni, emozioni, sentimenti.

Nel percorso evolutivo del disegno dei bambini dobbiamo distinguere differenti periodi in funzione dell’età, periodi che vedono progressivamente emergere e consolidarsi condizioni di opportunità, condizioni di capacità, condizioni di sviluppo di conoscenze e di attitudini.

Oltre al ruolo svolto dall’età e dal corrispondente sviluppo cerebrale, esistono fattori che introducono importanti differenze nello sviluppo del processo grafico infantile: l’uso abituale o occasionale e inconsueto di matite, fogli e colori, la presenza o la mancanza di sollecitazioni esterne. L’insufficienza di stimoli e la scarsità di pratica specifica sono, in molti casi, collegati all’ambiente socio-culturale deprivato delle famiglie. Bambini che vivono in condizioni svantaggiate e di disagio mostrano una minore maturità e ricchezza nell’esecuzione di elaborati personali. La limitazione di libertà espressiva, di esercizio pratico, di serenità e di comodità, di materiali e strumenti, impedisce il naturale sviluppo delle competenze ideative ed esecutive, e la maggior parte dei bambini e delle bambine che soffrono di queste carenze resta ferma all’uso di strutture grafiche tipiche di età inferiori.

Analizzato con particolare attenzione al contesto di vita e alla situazione personale del piccolo, il disegno è un eccellente medium – per seguirne la crescita e per individuare regressioni affettive, lentezze cognitive, blocchi percettivi, difficoltà sociali. Non dobbiamo trascurare che l’attività grafica è un un modo di interrogarsi sulle cose, e nello stesso tempo, di esplorare l’ambiente e di agire in esso. Il bambino, quando cerca di ricordare le caratteristiche di un oggetto o vuole spiegarlo a qualcuno, si aiuta con la matita; quando disegna diventa spettatore partecipe e curioso della realtà, perché ha un bisogno continuo di cercare risposte, di comunicare scoperte. Ciò lo induce all’attenzione e lo rende sensibile a tutto ciò che succede intorno a lui. Così come nel gioco, la ripetizione di segni, forme, moduli, schemi ha carattere essenzialmente comparativo e classificatorio, in quanto permette al bambino di impossessarsi di alcuni aspetti del reale e di farne punti di partenza per successive osservazioni riflessive ed elaborazioni logiche.

Con il disegno, il bambino creativo fa esperienza del mondo e lo conquista.

Ricordiamo, inoltre, che alla base dell’attività grafica infantile c’è una tensione emotiva estremamente fragile e magmatica, che contribuisce pian piano alla definizione del personale mondo interiore del piccolo. Il disegno è testimonianza di qualcosa che il bambino vive (e di cui fa esperienza diretta); esso permette di ri-vivere quelle sensazioni, quelle emozioni che, giorno dopo giorno, si vanno strutturando in lui come universo dei sentimenti.

Con il disegno, il bambino creativo si rifà alla realtà per inventare una realtà altra e propria.

In questa prospettiva, mi pare indispensabile sottolineare come l’insieme delle esperienze grafiche infantili accompagni con costanza – e con esuberante e originale potenziale creativo – ogni singola tappa del lungo e complicato sentiero della crescita. E tuttavia, il disegno è generalmente considerato una forma minore di conoscenza, un’abilità troppo spesso relegata nelle periferie del sapere.

Mariangela Esposito